C’e’ stato un tempo molti anni fa’  durante il quale la sera, grazie alla luna, assumeva le sembianze di una scena fatata di altri tempi.

Un tempo nel quale, all’imbrunire, i paesi vivevano una seconda vita che seppur più lenta rispetto al ritmo del giorno, donava all’esistenza di chiunque la vivesse un sapore magico e di pari intensità al giorno stesso appena trascorso.

Con il calar del sole infatti, esistevano dei rituali e dei segni particolari, che erano il preludio della fine del giorno e nel contempo dell’inizio sia per gli adulti che per i bambini di qualcosa di magico:

L’arrivo della luna e delle sue storie d’estate

Il preludio : 

Chi ha vissuto quei tempi, ricorda molto bene quel  preciso momento della giornata nel quale come per incanto insieme agli ultimi raggi del sole, qualsiasi cosa con esso iniziava a rallentare il suo modo di essere;

Una sorta di danza comune, nella quale qualsiasi compagno del sole, sentisse il piacere di accompagnarlo a riposare dietro le nuvole come ultimo gesto di ringraziamento per la giornata vissuta insieme.

Questo accadeva nel momento in cui il sole dava il suo commiato al giorno per andare a riposare dietro le montagne, ma come detto il preludio della magia stava per iniziare :

Dal lato opposto a quello dove era sceso il sole, arrivava lei:

La vedevi li in alto, grandissima e bianca il più delle volte in tutto il suo splendore .

Un bianco talmente luminoso che nelle notti più’ serene non avresti nemmeno avuto bisogno delle luci dei lampioni, poiché  lei ti avrebbe fatto luce per accompagnarti ovunque senza farti sentire alcuna paura del buio.

Era proprio lei in tutta la sua bellezza:

La luna

“La luna d’estate”

Ricordo ancora tutto quello che portava con se ogni sera in modo talmente naturale e delicato nel suo arrivare da sembrare delicato e impercettibile;

Tutto diveniva soffuso e assumeva una parvenza cosi magica, a tal punto che ciò che non lo si vedeva con i propri occhi, lo si sarebbe percepito con gli altri sensi:

Un vaso di basilico

L’inizio della magia:

La magia iniziava con il suo amico vento: una brezza leggera, soave, si alzava per le vie del paese e in modo delicato  trasportava con sé i profumi di tutto ciò che nel buio apparente ti accadeva intorno senza che potessi accorgertene .

Il volto veniva accarezzato da una brezza che sapeva di basilico appena bagnato, di muri di tufo bagnati per rinfrescare le case, del profumo del vino delle cantine, di fiori appena annaffiati sugli “streghigli” e del profumo dei panni stesi lavati con il sapone fatto in casa.

Profumi che sapevano di estate, di vita e che a distanza di anni hanno ancora il potere di portarti indietro.

La musica dell’acqua

Dopo il vento la magia proseguiva con i rumori trasformati in musica :

Come per incanto , il canto degli uccelli diveniva soffuso a tal punto da lasciare spazio al canto delle cicale mischiato al suono del vento che accarezzava le  foglie degli alberi.

Quelle  che di giorno erano semplici fontane, con il calar del sole e insieme al silenzio davano vita ad musica soave.  Il rumore dell’acqua delle fontane delle piazzette diveniva colonna sonora di una musica maestosa, affascinante a tal punto che spesso ci si fermava ad ascoltarlo in silenzio per qualche minuto per quanto potesse essere rilassante e soave nella sua semplicità e naturalezza.

Dalle finestre delle case e delle cantine, gli ultimi scampoli di sole, lasciavano spazio alle luci delle case e con esse la musica  che le finestre aperte per il caldo rilasciavano nel silenzio dei vicoli:

Il rumore delle posate nei piatti, il chiacchiericcio degli adulti, le voci dei bambini che si stentava a tenere seduti a tavola , qualche litigio a voce alta e tante ma tante parole a condire una cena dove la televisione non si sapeva nemmeno cosa fosse .

In tutto questo, lei stava li in alto ad illuminare e ad aspettare che si compisse, l’ultimo gesto per il quale essa aveva il potere di rendere qualsiasi sera magica:

“I racconti d’estate e i giochi della sera”

In un altro momento vi parlero’ della bellezza e del fascino dei racconti d’estate , perche’ con essi sono cresciute intere generazioni di sognatori . Ragion per cui , e’ giusto che chi non ha vissuto quei momenti , abbia modo di poter provare la bellezza di cio’ che ha permesso a tanti di noi di poter fantasticare per anni .

Vi  raccontero’ pero’ di uno dei  giochi dell’estate di chi in quegli anni e’ stato bambino come me:

Dopo la cena e dopo le dovute raccomandazioni che ovviamente non sarebbero state rispettate nemmeno se ti avessero legato ad un palo  , ( non sudare, non sporcarti , non allontanarti troppo da casa e soprattutto non farti venire a prendere per rincasare) , uscivi da casa e correvi nel luogo dove TUTTI e dico TUTTI i bambini si davano appuntamento dopo cena : “Jo Muretto de Monte Pio”

Jo muretto: 

Nulla di particolare se non un muro alto un metro e poco più e lungo circa venti, dove correvi e fin da lontano cercavi di scorgere se ci fossero tutti i tuoi amici li pronti ad aspettarti per giocare insieme .

Arrivavi lì e come se fossi a scuola si faceva l’appello per vedere chi mancasse.

I più disgraziati arrivavano per primi perché da buoni teppisti riuscivano a scappare prima da casa e dalle raccomandazioni, mentre i più altolocati e educati arrivavano sempre più’ tardi insieme con “i Furastieri”, ovvero coloro che venivano a passare le vacanze estive in paese e cercavano di mischiarsi con noi poveri teppisti disgraziati.

I “furastieri”

Vestiti a modo, pettinati per benino e con un italiano forbito gli “stranieri” stavano lì seduti ad aspettare che iniziassero i giochi della sera, mentre i più audaci e coraggiosi avevano il compito di andare a citofonare agli amici mancanti per chiedere ai genitori di farli scendere (altro che telefonini, c’era il citofono per queste cose ! ).

ragazzi al muretto

L’appello: 

Una volta al completo tutto il gruppo ( si arrivava fino a 30 persone spesso e volentieri ), quel muretto era completamente pieno di bambini e ragazzi, che al chiaro di luna parlavano, ridevano e scherzavano idolatrando i possessori dei primi motorini , ( il CIAO, il SI e soprattutto la VESPA ) mentre per i meno abbienti ma comunque fortunati c’era la Bmx, la prima bici da cross con la leva dei freni anatomica per le tre dita … qualcosa per pochi eletti rispetto a chi arrivava con la graziella o con la DINGO a sella lunga con cambio a tre marce con la leva in mezzo alle gambe.

L’inizio dei giochi: 

Tutto era pronto e come per magia , illuminati quasi a giorno dai raggi della luna , sotto lo sguardo degli adulti seduti sulle loro sedie fuori da casa e con intorno profumi e suoni dell’estate si iniziava a giocare a “Pallabarattolo”

Un semplice gioco molto simile al nascondino ma con due particolarita’ che lo rendevano per i bambini piu’ educati di citta’ ( ma decisamente meno scaltri di noi gente di campagna), diabolico e simile a una tortura:

Le regole del gioco :

  • Si posizionava un pallone per terra e lo si calciava in un corridoio.
  • Mentre tutti scappavano a nascondersi, la persona che avrebbe dovuto cercarli recuperava il pallone e lo posizionava nel punto dal quale era stato calciato
  • Da quel momento quando una persona veniva trovata, il “cacciatore” aveva il dovere di correre PRIMA della preda e di toccare il pallone PRIMA di lui urlando “Tana per ….”
  • Una volta beccate tutte le prede ( parliamo di 30 persone), il cacciatore usciva dal giro e la sorte toccava al primo che era stato beccato

E fin qui può sembrare un semplice gioco a nascondino, peccato per le varianti che lo rendevano una tortura per i meno furbi:

Le torture nascoste: 

  • Se una delle prede riusciva a calciare il pallone PRIMA del cacciatore, avrebbe liberato TUTTI gli altri e avrebbe fatto ricominciare la caccia da capo per il povero disgraziato. Vi lascio immaginare il terrore del cacciatore ad ogni finto rumore o gesto bastardo di chi oramai beccato era seduto sul muro a tifare per gli altri
  • Il terrore del “FIASCOBOTTIGLIA” : ci si scambiavano i vestiti tra di noi e facendoli spuntare da un angolo da dietro un muro si faceva in modo che il cacciatore da lontano ci beccasse sbagliando pero’ il nome della persona in quanto ignaro dello scambio degli indumenti e pertanto in un tripudio di urla e di “fiascobottiglia!!!” il povero tapino ricominciava da capo la sua caccia
  • Quei piccoli bastardi  (spesso io e gianluca) che incuranti del gioco, andavano in piazza a giocare ai videogiochi, per poi ritornare dopo minimo 30/40 minuti mentre il muro era pieno di prede e il cacciatore in lacrime cercava disperato i due mancanti con a fianco la nonna pronta con le ciabatte in mano  per riportarlo a casa vista l’ora tarda. Nonostante la minaccia però,  fin da piccoli si aveva il CORAGGIO e L’IMPEGNO nel portare a termine le cose non
    ostante tutto.

La bellezza delle piccole cose: 

Inutile dire la bellezza dello stare insieme, del correre per i vicoli sotto la luce della luna, del creare stratagemmi e alleanze per il raggiungimento di un unico intento comune, di qualche bacio rubato con la scusa di nascondersi dove nessuno ci avrebbe potuto trovare.

E lei sempre lì, a vegliare su di noi senza che nessuno  provasse mai un minimo di paura nonostante l’ora e la giovane età.  Fin quando la magia, completava il suo rito.

Come ogni sera in tutta la sua dolcezza e bellezza.

 

Il ritorno a casa: 

Arrivava un momento nel quale infatti  , il vento iniziava a cambiare …. I profumi pian piano si dissolvevano nell’aria e la brezza si tramutava in vento fresco.

Era il modo con il quale la luna ci faceva capire, seppur sempre li in alto a illuminare a giorno la notte e a vegliare su’ di noi , che era giunto il momento di tornare a casa.

Ed ecco che , da un vicolo … una strada …. Una finestra sulla via… iniziavano a materializzarsi nonne e mamme che venivano li … in quel muretto a recuperarti , qualche volta con qualche minaccia perche’ :

  • Avevi sudato
  • Avevi fatto tardi
  • Ti eri sporcato
  • Ti eri allontanato troppo
  • Ti eri fatto venire a prendere senza rincasare da solo

Ma nella maggior parte delle volte venivano semplicemente fin li , restando ad una cinquantina di metri da te fermandosi a parlare con le vecchiette della piazzetta vicina, fin quando tu non le raggiungevi dopo aver salutato i tuoi amici dando loro appuntamento a domani .

In quel momento tornavi il bambino di sempre … che prendendo la mano di chi ti amava di amore infinito e guardandolo dal basso verso l’alto …. si avviava verso casa per abbandonarsi a quel mondo dei sogni dove avrebbe  continuato a giocare fino a domani non prima di aver ricevuto un abbraccio un bacio e la favola della buonanotte .

Mentre la luna….. con lo stesso silenzio e delicatezza con la quale era arrivata.. accarezzava il paese con i suoi raggi prima di lasciare di nuovo spazio al sole e ad un altro giorno da vivere .

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